Al RoMe Museum Exhibition, sono stati proclamati i vincitori dell’AIPAI PHOTO CONTEST 2024, il concorso fotografico organizzato dall’Associazione Italiana per il Patrimonio Archeologico Industriale ETS/TICCIH Italia, Comitato Internazionale per la Conservazione del Patrimonio Industriale in collaborazione con: DICEA – Università Sapienza di Roma, Ministero della cultura – Ufficio UNESCO, Parco Archeologico dell’Appia Antica, Parco Regionale dell’Appia Antica, Do.co.mo.mo Italia, Fondazione AEM (Milano), Fondazione ISEC (Sesto San Giovanni), Fondazione MAIRE – ETS (Roma), Fondazione musil (Brescia), RoMe Museum Exhibition, Rete Fotografia.
Il primo premio è stato assegnato al progetto fotografico “Geometrie dell’Aridità: visioni interrotte” di Erica La Placa. Aridità del paesaggio, discontinuità di visione, assenza. – Si legge nella nota di giuria – L’incompiuto della diga di Blufi nello sguardo critico e sensibile di Erica La Placa ben evidenzia il sottile crinale tra il sogno della modernità, la fragilità della risorsa idrica e le debolezze dell’uomo. Un “Sacco di Palermo” nel cuore delle Madonie che rivela il lato peggiore dell’industria, trasmutato da ideale soggetto di progresso in un paesaggio primitivo, monocromatico e ormai senza speranza.
Al giovane Giovanni Peyrone, autore del “Il ritorno della luce” dedicato all’ex polo industriale del Gazometro di Roma, il Premio Mecenati di Giovani Talenti, sostenuto anche quest’anno dalla Fondazione MAIRE – ETS. L’autore ha immortalato con sensibilità e visione il processo di riqualificazione dell’ex polo industriale del Gazometro di Roma, raccontando con intensità l’incontro tra storia e modernità. Con immagini originali e potenti, ha saputo rendere l’esperienza immersiva di luce e suono, donando nuova vita a questo iconico monumento industriale.
Novità di questa terza edizione è il premio Appia moderna e industriale, assegnato a “La fabbrica di carta sull’Appia” di Diego Monfredini, un lavoro in cui diacronia e sincronia dell’Appia sono rappresentate da un composito dentro/fuori della Cartiera latina. Il punto di vista offerto da Diego Monfredini patrimonializza l’archeologia industriale alle porte di Roma esplorando combinazioni tra cartiere e Appia, “machina” e “storia”. Indagare l’Appia industriale e la sua memoria prospetta, nella narrazione dell’autore di sapore cinematografico, un ribaltamento in cui le radici di un passato remoto, formalizzato da Canina in vesti antiquarie e romantiche, affondano nel passato prossimo della vicenda industriale, proiettando la macchina dentro e fuori dal suo portato materialistico e meccanico. Paesaggi in cui poter tessere storie che fondano le proprie basi in una recente Storia operosa quasi dimenticata, e guardano a un futuro ancora da costruire. Del lavoro dell’autore si è apprezzata la ricerca metafisica definita dai particolari, dai tagli dei primi piani e l’attenzione a proporre un’immagine fortemente estetica.
Insignita da menzione l’opera “Acciai Speciali Terni” di Giuseppe Cardoni, si tratta di scatti in cui la fabbrica e l’uomo legati da gesti e consuetudini vengono osservati con puro realismo. La figura umana protetta e celata da una tuta ci riporta a un mondo che noi smemorati abitanti delle città abbiamo ormai cancellato o forse mai voluto conoscere. Il suo lavoro ci parla dunque dell’uomo che dirige e che spesso si trova dietro il lavoro, dell’uomo che costruisce e abita le cattedrali della produzione. Qui l’architettura industriale è luogo vivo e necessario, pur essendo lontane le immagini da cartolina sentiamo un certo lirismo.
Meritevole di menzione il lavoro fotografico “Quando il lavoro filava” di Paolo Invernizzi che si è distinto per l’accurata ricerca in due ex cotonifici abbandonati riscoprendo visivamente questi spazi. Le immagini di dettagli catturano nella sequenza anche per il rigore visivo restituendo la memoria storica e anche l’eleganza nascosta di questo processo produttivo.
La narrazione fotografica di Milva Morocutti dal titolo “Le Filande di Carpacco e Dignano” è stata menzionata per aver saputo raccontare la memoria e il valore identitario delle filande friulane di Dignano e Carpacco. L’essenza architettonica di questi luoghi si intreccia indissolubilmente con l’importanza sociale, tracciando un ritratto vivo del ruolo che queste strutture hanno avuto per la comunità locale: storie di fatiche e riscatto che hanno caratterizzato la vita di centinaia di donne e bambine.
Francesca Pompei ha ricevuto la menzione per il progetto “Deep in the earth” dove non l’ottocentesca Fabbrica Alta né la “fabrica nova”, entrambe a Schio, ma lo stabilimento di Vicenza, questa è la Lanerossi raccontata da Francesca Pompei. Fotografie che fanno eco a grandi spazi svuotati, attraversati da luce e colori. Qui qualcosa di grande è stato, ma qualcosa di non scontato potrebbe essere.
Menzionato il lavoro “Machinae Oblitae” di Lorenzo Rosa che pone al centro della riflessione le macchine da simbolo di potenza e dominio umano a reliquie fragili. L’autore immortala un mondo abbandonato dall’uomo e da qualsiasi essere vivente. Dopo l’Antropocene la natura ha ripreso il dominio della terra. Il contrasto tra ferro e verde, tra ruggine e foglie, rende omaggio a quei frammenti di storia industriale che hanno plasmato il nostro Paese, pur nell’oblio a cui sono stati spesso destinati.
Insignita da menzione l’opera “Favignana- ex stabilimento Florio” di Rosa Maria Villiani che ha dedicato la sua ricerca ai luoghi del lavoro e della fatica, del canto operaio e del rumore ritmico cadono nella stasi e nel silenzio irreale dell’abbandono. Gli scatti di Rosa Maria Villani mostrano un riuso e una musealizzazione dell’ex-stabilimento Florio di Favignana che di questa stasi e del relativo silenzio, hanno fatto una cifra progettuale ed esperienziale. Lo spazio viene perciò proposto dall’esterno all’interno, e la presenza umana appare piccola e lontana nella grande corte.
La menzione speciale è stata attribuita a Teresa Bianchi, Otman Essalhi, Alessandro Innocenti, Matilde Laschi, Veleia Liserani, Matteo Mercorelli, Neri Parivir e Giulio Pesci, studenti della classe 3B della scuola secondaria di primo grado, di Rignano sull’Arno, (Fi) coordinati dalla professoressa Chiara Vignudini, per il progetto “Memoria dell’industria e del lavoro nella ex fornace Montecchi di Troghi (Fi)”. È uno sguardo fresco – si legge nella motivazione di giuria- quello dei giovani studenti che si avvicinano al linguaggio visivo e compositivo fotografando il complesso dell’ex fornace Montecchi di Troghi. La sequenza delle immagini è quasi una biografia degli oggetti, una memoria composta da frammenti, un esercizio di conoscenza necessario.
L’accurata selezione dei progetti è stata operata dalla giuria composta da: Laura Acampora, Funzionario Ufficio UNESCO del Ministero della cultura, Giampietro Agostini, fotografo, Giorgio Bigatti, Direttore Fondazione ISEC, René Capovin, Direttore Musil – Museo dell’Industria e del Lavoro di Brescia, Edoardo Currà, Presidente di AIPAI, Francesca Rinaldo, Heritage Manager di Fondazione MAIRE – ETS, Emma Tagliacollo, già Segretaria generale di Do.Co.Mo.Mo. Italia, Palmina Trabocchi, Delegata AIPAI PHOTO CONTEST, Fabrizio Trisoglio, Responsabile scientifico Fondazione AEM, Presidente Rete Fotografia e Presidente di giuria.
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