Il Santuario di Ercole Vincitore di Tivoli viene edificato in epoca romana, tra fine II e inizi del I secolo a.C., come luogo di culto dedicato ad Ercole, figura che riassume su di sé aspetti differenti: semidio greco legato al mito delle dodici fatiche e divinità italica preposta alla capacità imprenditoriale dell’uomo, ai commerci, agli spostamenti e alla pastorizia. Viene concepito come complesso sacro articolato in una grandiosa platea di circa 3 ettari su cui si elevavano in posizione assiale un tempio e un teatro, circondati su tre lati da un portico a due piani (Triportico) scenograficamente affacciato sulla valle del fiume Aniene e sulla Campagna Romana. Il luogo sacro sorge sulla Via Tiburtina, uno dei principali assi viari dell’antica Roma originato da un antico percorso di transumanza, lungo un tratto dal particolare valore strategico perché alle porte della antica città di Tibur, sorta a guardia di un guado del fiume Aniene. I geniali ingegneri romani inizialmente avevano progettato che il Santuario dovesse solo affacciarsi su questo importante tratto viario, ma nel corso dei lavori decisero di inglobarlo al di sotto dell’area sacra come una monumentale galleria coperta (Via Tecta). Centro di culto e insieme di commercio e incontro tra antiche culture mediterranee, al pari di altri grandi santuari ellenistici costituiva un caposaldo commerciale e di scambi nella rete viaria tra regioni interne e porti del Mediterraneo antico. La continuità di occupazione delle strutture antiche di questo sito è straordinaria: riutilizzato forse già nell’Altomedioevo come fortilizio nella guerra tra Goti e Bizantini per il predominio sulla penisola italiana e poi da comunità monastiche dedite allo sfruttamento agricolo dell’area, nel Cinquecento il sito divenne sede della scuola dei Gesuiti di Ignazio di Loyola, che aveva ottenuto in dono la rinascimentale Villa Tebaldi, sorta sulle rovine dell’antico Santuario.
Dal Seicento inizia la vocazione industriale del sito, esemplificativa del progresso tecnologico europeo: la forza motrice delle acque di due acquedotti costruiti dai Romani per alimentare le fontane e i servizi del Santuario, già utilizzate dai monaci a scopi irrigui, permise nel 1612 l’installazione per volere di papa Paolo V della fabbrica di archibugi, moschetti e armature della Camera Apostolica, seguita nel 1802 dalla fonderia istituita da Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone, che vi introdusse la lavorazione del piombo. Il Santuario di Ercole ebbe un ruolo di primo piano nella storia della Rivoluzione Industriale, quando divenne luogo di sperimentazione di macchinari per la lavorazione del ferro e al contempo di pioneristici tentativi di integrazione dei lavoratori socialmente disagiati. Nel 1886 vi fu installata dalla Società per le Forze Idrauliche la Centrale Idroelettrica Mecenate, che fece di Tivoli la prima città italiana illuminata con l’energia elettrica e la prima al mondo a trasmettere la corrente elettrica alternata a distanza; infine nel 1889 il Santuario e lo stesso podio del tempio di Ercole vennero riutilizzati dalla cartiera di proprietà dell’industriale tiburtino Giuseppe Segrè, padre del premio Nobel per la fisica Emilio Segrè.
Contemporaneamente al riuso industriale del sito, la suggestione provocata dalla coesistenza di imponenti rovine e impetuosi canali di deflusso desinenti in fragorose cascate fece sì che le strutture del Santuario divenissero una fondamentale tappa del Grand Tour e della cultura romantica europea, anche grazie alle immagini delle sue splendide e inquietanti vestigia effigiate nelle incisioni di Giovan Battista Piranesi, famose in tutta Europa.
Il Santuario di Ercole Vincitore dal 2016 è parte integrante, insieme ai siti Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco Villa Adriana e Villa d’Este e alla Mensa Ponderaria di Tivoli, dell’Istituto Autonomo Villa Adriana e Villa d’Este – Villae di Tivoli del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo.