Comunicato stampa AIPAI
In questi ultimi mesi a Genova è vivo il dibattito sulla conservazione o meno del gasometro di Campi, la cui demolizione, a seguito dell’intervento della Soprintendenza, risulta al momento congelata. Questo permette ad AIPAI di presentare un documento in cui raccogliere in sintesi quanto emerge da decenni di presenza sul territorio dell’associazione e dei soci. Alla base c’è la percezione di estesi settori del territorio di Genova e della Liguria come paesaggi del lavoro tra i più rilevanti di Italia, un sistema a più strati in cui la lettura degli oggetti e dei network consente di individuare emergenze e risorse attivabili per una rigenerazione post industriale basata sull’identità e sulla storia dei luoghi.
Il gasometro appare come una emergenza paesaggistica di sicura singolarità e pertanto una sua attenta conoscenza deve precedere qualunque previsione su un suo futuro di usi o dismissioni. Il gasometro, che col suo volume ha connotato per decenni lo skyline alla foce del Polcevera, vicino allo storico stabilimento di Ansaldo Energia, costituisce l’ultima testimonianza dei gasometri genovesi. Alto 72 m, un diametro di 54 m, a pianta poligonale con 20 lati, una capacità di 100.000 m3, e un peso di 800 tonnellate, è costruito con una delle tecnologie più diffuse nel settore, il sistema M.A.N., che prevede l’unione tramite chiodatura di lamiere piegate e assemblate in cantiere.
Dismesso negli anni ’80 del Novecento, nel marzo del 2020 Ireti, la società del gruppo Iren, attuale proprietaria, ne ha avviato il piano di demolizione, senza darne comunicazione alla Soprintendenza, non ritenendo che il manufatto avesse valore storico monumentale e non controllandone la datazione per verificare se fosse sottoposto a tutela, ai sensi dell’art 12 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (2004 e ss.mm.ii.). Se infatti il bene avesse più di 70 anni e appartenesse allo Stato, alle regioni, agli altri enti pubblici territoriali, nonché ad ogni altro ente od istituto pubblico, sarebbe di fatto sottoposto a tutela, e il gasometro era in proprietà a AMGA (Azienda Municipalizzata Gas e Acqua di Genova) fino al 1995.
Sulla base di documentazione in suo possesso, per la Soprintendenza il gasometro avrebbe più di 70 anni: il progetto risalirebbe al 1942 e la costruzione sarebbe immediatamente successiva. A favore di questa datazione concorrono, d’altronde, alcuni documenti disponibili sul sito della Società stessa: la “Relazione sull’esercizio dell’Azienda Municipalizzata Gas e Acqua di Genova” del 1942 riporta che nel corso dell’anno erano stati iniziati i lavori di montaggio del nuovo gasometro di corso Perrone a Cornigliano, e quella del 1947 – risultano mancanti quelle degli anni intermedi –che lo stesso era entrato in funzione nel corso dell’anno. E ancora, nel volume “Cento anni di gas 1850-1950” a cura di AMGA, che viene edito a Genova nel 1950, si legge che, da due anni, la distribuzione del gas era ripartita tra il gasometro principale dell’Officina Gavette e “il più grande gasometro da 100.000 mc costruito recentemente a Cornigliano in località Campi”. Da ultimo l’esistenza del gasometro nel 1950 viene anche confermata da alcuni fotogrammi del film “Achtung! Banditi!” che Carlo Lizzani aveva diretto a Genova nel 1950, anche se è giunto nelle sale nel 1951. Con la sospensione della demolizione, la Soprintendenza, ha comunicato a Ireti che è necessario procedere con la verifica di interesse: l’istruttoria è tuttora in corso.
Il riconoscimento dell’interesse non può esser comunque determinato esclusivamente dal fattore temporale: lo stesso Codice dei Beni Culturali – art. 10 c. 3 lett. d, introdotto nel 2008 – sancisce che il riconoscimento d’interesse culturale può esser stabilito in relazione al contesto di appartenenza, alla storia e identità della città, e alla “storia … della scienza, della tecnica, dell’industria”
Lo sviluppo della città e la continua richiesta di incremento nella fornitura di gas avevano portato AMGA, agli inizi degli anni Quaranta, alla progettazione e costruzione del nuovo gasometro da 100.000 m3 alla foce del Polcevera, lontano dall’Officina principale di produzione delle Gavette, ma vicino al nuovo centro siderurgico a ciclo integrale costiero di Cornigliano. Nell’ambito del ciclo di lavorazione del nuovo impianto erano già stati realizzati i due gasometri a servizio dei gas provenienti dall’altoforno e dalla cokeria. La costruzione di un nuovo gasometro, collegato a quello di Gavette, avrebbe così consentito di alimentare la rete di distribuzione nella parte occidentale della città.
Per il nuovo gasometro viene scelto il modello M.A.N., di fabbricazione tedesca, uno dei più innovativi in produzione, costituito da un serbatoio prismatico ad asse verticale, realizzato con montanti e lamiere chiodate, all’interno del quale scorreva un disco mobile con funzione di regolazione del gas. La peculiarità del modello era il sistema di chiusura a secco – di cui la Maschinenfabrik Augsburg-Nürnberg AG (M.A.N.) aveva il brevetto – ottenuto con la costruzione, sul perimetro del disco, di una tasca riempita di un fluido di catrame (più tardi fu sostituito con un fluido oleoso) che rendeva la struttura chiusa.
Come si è scritto il percorso di patrimonializzazione è avviato ed è in atto la verifica dell’interesse culturale attraverso i criteri previsti dalla normativa vigente. I criteri sono indicati dal codice dei beni culturali e sono supportati culturalmente e scientificamente dalle diverse carte che nel tempo si sono occupate di definire il patrimonio e le buone prassi. Tra queste sono particolarmente utili, nel caso specifico, quelle dichiarazioni che negli ultimi venti anni hanno forniti strumenti condivisi e principi per la conoscenza, il riconoscimento e la gestione del patrimonio industriale.
Innanzitutto il TICCIH – The International Committee for the Conservation of the Industrial Heritage (di cui AIPAI è il partner italiano) ha definito, nella Nizhny Tagil Charter for the Industrial Heritage del 2003 e con i “Principi di Dublino” del 2011 (questi ultimi emanati insieme a ICOMOS) alcuni elementi specifici del sistema valoriale degli oggetti e dei paesaggi industriali e i principi di base con cui è utile vagliare i caratteri del gasometro di Genova. Concordemente con tali carte, per il patrimonio industriale, «evidenza delle attività che hanno e continuano ad avere profonde conseguenze storiche», il motivo della protezione è da ricercarsi nel «valore universale di tale evidenza, piuttosto che nella specificità del singolo sito» («Nizhny Tagil Charter For The Industrial Heritage» art. 2 c. 1).
Ai singoli siti, macchine, edifici e paesaggi, viene riconosciuta la capacità di testimoniare i valori materiali e sociali, «come parte della cronaca delle vite di uomini e donne comuni, e come portatore di un importante senso di identità». E se da un lato si ricercano particolari valori scientifici e tecnologici nella storia della produzione dell’ingegneria della costruzione, dall’altro vengono anche riconosciute le qualità architettoniche e paesaggistiche.
Il gasometro in esame certamente costituisce un elemento di riferimento nella definizione del paesaggio del lavoro del Polcevera per più motivi. Da un lato è il più grande manufatto realizzato da AMGA per la rete di Genova con le notevoli qualità costruttive e tecnologiche sopraricordate, dall’altro esso entra a far parte di un sistema integrato in cui la collocazione, lontano dall’Officina principale di produzione, sembra essere motivata anche dal nuovo centro siderurgico a ciclo integrale costiero di Cornigliano. Esso pertanto non costituisce un elemento di interesse solo per le proprie specifiche qualità costruttive e tecnologiche, ma ancor di più per la sua rilevanza nel testimoniare modi e strutture di un importante fase storica e tecnologica della industria ligure e nazionale.
D’altronde i siti industriali sono molto diversificati e l’eventuale interdipendenza degli elementi puntuali e di rete di specifici areali è ben messa in evidenza nel preambolo ai Principi di Dublino. Vi sono, come a Genova, «complessi e multipli sistemi e attività di sito le cui molte component sono interdipendenti, con frequente presenza di differenti tecnologici e periodi storici» («Joint ICOMOS – TICCIH Principles for the Conservation of Industrial Heritage Sites, Structures, Areas and Landscapes», Preamble, c. 2).
Per questo, proprio esaminando l’area nella sua complessa natura territoriale e raccogliendo le presenti istanze di riqualificazione, il riconoscimento patrimoniale del gasometro può costituire un passaggio strategico utile ad avviare, in forza del suo recupero, un processo di rigenerazione che risponda alla valorizzazione ambientale e di identità del sito paesaggistico. Occorre considerare anche le istanze che provengono dalle associazioni e dalla società civile, rispetto al percorso ufficiale di patrimonializzazione, che sono state poste in primo piano anche dalla Convenzione Europea del Paesaggio del 2000.
Nel caso di Genova, tra le molte a favore della conservazione/valorizzazione del gasometro, vi sono anche le indicazioni del progetto vincitore del concorso internazionale “Parco del Ponte”, indetto dal Comune di Genova per avviare il processo di rigenerazione urbana, sociale e ambientale della Val Polcevera, l’area segnata drammaticamente dalla tragedia del 14 agosto del 2018 con il crollo del viadotto. Il progetto vincitore, “Il Parco del Polcevera e il Cerchio rosso” del team di Stefano Boeri Architetti non ne contempla infatti la demolizione, ma la conservazione con una nuova destinazione a servizio del Parco.
AIPAI offre perciò codeste riflessioni per supportare la valutazione di un percorso di conservazione e riuso del Gasometro di Campi. Elaborare una strategia di riuso è parte fondamentale per la tutela di un bene e, senza citarle singolarmente, si ricorda che sono moltissime e note le esperienze di recupero di gasometri storici compatibili con i diversi gradi di tutela del bene condotte fino ad oggi.
Pertanto anche la particolare tipologia non sembra essere un ostacolo alla conservazione del bene, né la sua dimensione. Anzi proprio la scala urbana dei gasometri in generale fa sì che tali oggetti siano tra i più tipizzanti del paesaggio industriale tanto da aver influenzato negli anni pittori, fotografi, cineasti che hanno inteso rappresentare con la loro visibilità impositiva la complessa identità post industriale considerandoli tra i più efficaci veicoli della sua memoria.
Presidenza e Giunta esecutiva dell’AIPAI
Per AIPAI il comunicato è stato curato dai proff. Edoardo Currà (presidente AIPAI) e Sara De Maestri (Consiglio Direttivo).
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